Albenga, tributo a Genova col Gran Concerto per Don Gallo

tuttidi Alfredo Sgarlato – Quest’anno il Gran Concerto per Don Gallo ideato dai Fieui di Caruggi ha assunto una valenza speciale. L’omaggio ai due eterni ragazzi dei caruggi di Genova, De Andrè e Don Gallo, è diventato un omaggio a un’intera città ancora una volta martoriata dagli elementi e dall’incuria dell’uomo. Lo spettacolo presentato da Mario Mesiano si apre coi Liguriani, la più valida formazione di musica popolare ligure. Reduci da tour internazionali i Liguriani sono un autentico dream team del folk locale, con musicisti ben noti per le loro molte esperienze sul campo: Fabio Rinaudo, cornamusa, Fabio Biale, violino e voce, Filippo Gambetta organetto, Michel Balatti flauto e Claudio De Angelis chitarra. Attaccano con una serie di danze dell’Appennino, alessandrine e monferrine, melodie non molto diverse da quelle irlandesi, poi una murder ballad cantata da Biale, quindi due valzer, “Lo svalser du driver” (da pronunciarsi in un misto di inglese, francese e genovese, perché anche la tradizione è contaminazione e viaggio) e “Iolanda”, arrangiati in chiave swing gitana, con begli a solo di Biale e Gambetta, e il tradizionale “Tirbi taraba”, con Biale che sfida ogni record di velocità nel canto.


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ligurianSecondo set con Aldo Ascolese accompagnato da Gianluca Origone a chitarra e mandola. Ascolese è uno dei maggiori interpreti del repertorio di De Andrè, di cui privilegia classici indimenticabili come “La canzone di Marinella”, “Quello che non ho” o “La città vecchia”. Una performance intensa e all’altezza della situazione, però viene da pensare, De Andrè ha scritto centinaia di canzoni, molti suoi gioielli sono nascosti, per esempio in un disco abbastanza dimenticato come “Volume 8”, o in quel capolavoro assoluto che è “Anime salve”, non sarebbe il caso di fare più lavoro di scavo e non sempre gli stessi pezzi?

ascoleseTerzo momento con Roberta Alloisio, accompagnata al piano dal Maestro Fabio Vernizzi al piano. Anche lei omaggia De Andrè e Genova e non può che essere “Dolcenera”, alterna tradizionali e canzoni dagli ultimi dischi, come “Venditrici di vento”, scritta da Max Manfredi e presente su “Ianua”, disco premiato con la Targa Tenco e col Premio Città di Loano, e un estratto dal nuovo “Zena tango”, canzoni antiche e moderne arrangiate da Luis Bacalov e Walter Rios in risposta a Borges che diceva che i genovesi hanno rovinato il tango. Chiusura in blues con l’inno al pesto scritto dal fratello Gianpiero.

alloisioChiude Cristiano De Andrè. Potrebbe limitarsi a omaggiare il padre, invece sceglie di eseguire soprattutto canzoni, proprie, piene di rabbia verso il potere oppure d’amore per al sua città. Accompagnato dall’ottimo chitarrista Osvaldo Di Dio sa coinvolgere il pubblico con note e parole. Applauditissima anche la sua invettiva contro i politici di ogni colore, inevitabile dopo i fatti dei gironi scorsi. L’omaggio al padre Fabrizio quindi non potrebbe essere che “La canzone del maggio”, oltre a “Verranno a chiederti del nostro amore”, dedicata alla madre, che non è Dori Ghezzi ma la prima moglie di Faber, Puni. Gran finale con tutti i musicisti presenti più gli amici Danila Satragno e Vladi dei Trilli, i Fieui e la Bassa Manovalansa a cantare “Creuza de ma”.deandrè

* Foto di Mary Caridi