Premio Nobel per la letteratura a Patrick Modiano, ancora delusi i fan di Murakami

di Alfredo Sgarlato – Navigando in rete si può facilmente notare come ci siano nomi con cui si vince facile: Van Gogh, Paolo Conte, Vinicio Capossela, Woody Allen, e tra gli scrittori Murakami Haruki. Pochi raccolgono tante citazioni e tanti “mi piace” quanto l’estroso giapponese. E spesso sono accompagnati dal commento “deve vincere il Nobel, altro che… (segue nome di un Nobel precedente)”. Anche quest’anno i numerosi fan di Murakami saranno delusi. Doppiamente delusi, poiché il vincitore, Patrick Modiano, non mi pare sia da annoverare tra i giganti in assoluto. Di recente ho letto un romanzo di Modiano, “L’orizzonte” (2010), allettato dal paragone con Simenon in copertina. Mi ha annoiato, l’ho trovato pretenzioso e fumoso, blasèe e fanèe, come solo la peggiore letteratura francese sa essere.

Devo ammettere che però in passato avevo letto un altro libro di Modiano, “Sconosciute” (1999), che mi era piaciuto molto, tre racconti liberamente tratti da fatti di cronaca. Mi direte che solo due titoli in una carriera che ne conta ventisette, dal ’68 ad oggi, sono un po’ pochi per giudicare. Verissimo, però con scrittori come Sturgeon o Cortázar mi è bastato un racconto per far scattare l’amore folle.

Probabilmente leggerò altri romanzi di Modiano, ma devo dire che la lettura de “L’orizzonte” non è stata di quelle che invogliano al bis. Modiano, che è nato il 30 978880620767GRAluglio 1945 a Boulogne Billancourt, vicino Parigi, da padre ebreo italiano e madre fiamminga, è anche sceneggiatore, ma escluso il bellissimo “Cognome e nome: Lacombe Lucien” di Louis Malle non ci ha dato film indimenticabili. Da segnalare comunque come ancora una volta la giuria abbia spiazzato, poiché nessuno scommetteva su Modiano, anzi ancora una volta si puntava su nomi africani inediti in Italia. E ancora una volta andrà ai posteri l’ardua sentenza.

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