Il Laboratorio merceologico di Albenga certifica l’export in Giappone

Le aziende che vogliono esportare i propri prodotti agroalimentari in CeRSAA pan02Giappone potranno farlo, portando la propria merce ad Albenga, al Laboratorio chimico merceologico dell’Azienda speciale per la formazione della Camera di Commercio di Savona. Il Laboratorio ha infatti ottenuto l’autorizzazione dal ministero della Salute per effettuare i controlli sui prodotti destinati all’esportazione in Giappone.
«È un riconoscimento importante per la nostra struttura – dichiara Giancarlo Grasso, presidente dell’Azienda speciale – e soprattutto rappresenta uno strumento indispensabile alla portata di tutte le aziende del territorio che vogliano aprirsi a questo strategico mercato estero, in continua crescita da vent’anni a questa parte. La progressione di cibi e vini made in Italy verso il Giappone nel periodo 1993-2013 è più che sestuplicato: l’incidenza dell’alimentare sul totale delle forniture italiane è passata dal 4% a quota 12%. La crescita ha coinciso anche con il boom della ristorazione italiana in Giappone, dove sono oggi attivi circa 10.000 esercizi, che ha di fatto trainato l’export in questo settore».
Se le prospettive di successo nel Paese del Sol Levante per le aziende liguri dell’agroalimentare – oltre 3 mila, di cui 700 nella sola provincia di Savona – sono molto elevate, è tuttavia molto difficile riuscire a ottenervi l’accesso. «Le autorità nipponiche sono molto rigorose nei confronti degli alimenti importati – spiega Luca Medini, direttore dell’Azienda speciale – il nostro Laboratorio di Albenga è entrato nella “white liste” del ministero della Salute giapponese e pertanto è accreditato per le analisi che il governo nipponico esige sulle merci italiane».
In Giappone è consentita l’esportazione di carni suine fresche e di prodotti a base di carne suina. A questo proposito richiedono il rispetto rigoroso della tracciabilità degli animali dagli allevamenti al macello e delle carni allo stabilimento di trasformazione.
«Ogni passaggio deve essere tracciato attraverso specifica documentazione – spiega Medini – Nel caso di impiego di materia prima proveniente da altro Paese Ue abilitato all’esportazione verso il Giappone le autorità nipponiche richiedono una certificazione veterinaria per la materia prima rilasciata dall’autorità del Paese di origine, che deve scortare il prodotto a base di carne esportato in Giappone, insieme al certificato rilasciato dal servizio veterinario italiano».
Molte le restrizioni delle autorità nipponiche. Ad esempio, gli allevamenti di provenienza degli animali devono essere situati in aree indenni da malattie infettive e i container per l’esportazione devono essere sigillati qualora il trasporto dall’Italia al Giappone non sia diretto.
Gli stabilimenti per l’esportazione verso il Giappone devono essere inclusi in una apposita lista di impianti abilitati a seguito di ispezione di ispettori veterinari ministeriali italiani.


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