L’economia ligure ai raggi X: 140 mila micro e piccole realtà, 349 mila occupati, 5 miliardi di euro di valore aggiunto

Ogni giorno in Liguria nascono 12 nuove imprese artigiane. Sei a Genova, Giancarlo Grasso 02due in ciascuna delle altre tre province. Si vanno ad aggiungere all’esercito di oltre 140 mila piccole realtà, di cui 135 mila “micro”, che danno lavoro a quasi 349 mila persone nella nostra regione. Numeri che rappresentano ben il 99,6% del mondo imprenditoriale e il 76% degli occupati in Liguria. Sono solo alcuni dei flash che l’Ufficio Studi di Confartigianato “scatta” sulla Liguria, mettendo a fuoco l’importanza vitale che il settore artigiano e le microimprese hanno per l’economia regionale e nazionale.


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«Microimprese con una macropresenza in Italia e, soprattutto, in Liguria – spiega Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – siamo un Paese fatto di piccole e piccolissime realtà imprenditoriali, 257 nuove ogni giorno: oltre 4,7 milioni di aziende e ben 12,3 milioni di occupati. In termini di valore aggiunto, parliamo di 177 miliardi di euro portati dall’artigianato. E la nostra Regione ha percentuali di microimpresa ed artigianato percentualmente superiori alla media italiana. Insomma un pilastro produttivo indispensabile per l’Italia, che non deve essere continuamente oppresso da burocrazia farraginosa, credito inaccessibile e tassazione vorace, ma sostenuto e agevolato il più possibile per continuare a dare posti di lavoro, fare economia ed esportare il made in Italy».

In Liguria l’apporto del valore aggiunto è di quasi 5 miliardi di euro, il 12,5% di quello nazionale: 2,3 miliardi da Genova, 1 da Savona, 786 da Imperia e 738 dalla Spezia. Le esportazioni valgono quasi 6 miliardi di euro (373 miliardi il dato nazionale): è Genova a fare la parte del leone con 3,3 miliardi, seguita da Savona (1,2), La Spezia (921 milioni) e Imperia (260).
A fronte di 5,7 miliardi di export manifatturiero ligure, ancora bassa è la propensione all’export della nostra regione: il 14,8% rispetto al 26,7% dell’Italia. A differenza del valori nazionali, il manifatturiero ligure però è “più richiesto” fuori dall’Ue che all’interno dei confini europei: 57,8% contro 42,2%, percentuali invertite in Italia: 53,4% l’export in Europa, 46,6% nel resto del mondo.

Ma in Liguria – e in Italia – è ancora difficile superare gli scogli del credito e della burocrazia: lo stock di finanziamenti (in diminuzione del 6,5% in un anno), ammonta a 17,8 miliardi di euro (786 miliardi il dato nazionale, -6,7%). Dall’altra parte, la morsa degli adempimenti amministrativi: a ciascuna impresa con dipendente costano in media 18.500 euro, valore superiore al dato nazionale di ben 400 euro. Difficile velocizzare e semplificare alcune pratiche, considerando che solo il 18% dei Comuni liguri consente di effettuare i pagamenti on line. Scarsa anche la tendenza degli artigiani a “fare rete”: sono solo 147 le imprese aderenti a contratti di rete (la maggior parte tra Genova e Savona), e circa 7.600 in Italia.
Ma da chi è composto l’esercito di artigiani liguri? Sono donne 11 mila imprenditrici e di queste oltre 5 mila sono titolari, mentre gli stranieri titolari di imprese individuali ammontano a quasi 15 mila.

«Una fotografia dell’economia ligure con molte ombre e ancora poche luci, – conclude il presidente Grasso – che abbiamo voluto passare ai raggi x per evidenziare i nostri punti di forza e di debolezza. Il fatto che la Liguria abbia una percentuale maggiore di microimprese rispetto alla media italiana noi lo consideriamo un punto di forza e auspichiamo che anche le istituzioni ne tengano conto, agevolandole conseguentemente negli atti e nelle azioni intraprese».