Calice Ligure: Gagliardino chiude il suo tour espositivo alla Casa del Bricco

di Claudio Almanzi – Un grande evento si è svolto sabato pomeriggio a Enzo GagliardinoCalice Ligure, in località Bricco, alla Casa del Bricco (di Gianni Viola), dove Enzo Gagliardino ha portato le opere protagoniste in tre grandi mostre urbane. Con questa esposizione dall’ eloquente titolo: “A Calice Ligure non c’è il mare.. Esterno-Interno” per Enzo Gagliardino si è chiuso un fecondo periodo di esposizioni: “Gagliardino- ci ha spiegato il noto il gallerista-scrittore ed editor Armando D’ Amaro-‘reduce’ del periodo d’oro calicese, ha avuto con Calice e con il grande Franz Paludetto una storia di “convergenze parallele” esaltata quest’anno da “3 Città, 3 Spazi, 3 Mostre” la grande serie di esposizioni-evento organizzategli dal direttore artistico del Castello di Rivara a Torino, Roma ed appunto nel crocevia internazionale incastonato nel Canavese. Non era possibile non concludere questa grande e bella avventura, in bellezza, cioè proprio a Calice Ligure. Mi permetto di fare un piccolo/grande passo indietro, negli anni ’70, quando qualche architetto radicale tentò di ‘rompere’ con l’anonimo stile transnazionale proponendo un qualcosa di maggiormente “comunicativo” (lo stesso concetto alla base delle performances calicesi), come Ugo La Pietra, che tentò portando colti elementi formali dall’interno verso l’esterno degli edifici. Perché questa citazione? Mi è fluita spontanea quando Franz Paludetto mi ha parlato dell’evento organizzato al ‘Bricco’: deviare l’asse visivo, la percezione dell’osservatore sugli edifici, utilizzando l’arte di Enzo Gagliardino. Gli spazi di relazione che dominano le sue opere, le campiture piene ed i mattoni, il loro alternarsi su involucri di facciate, le superfici interrotte da lunghi ‘tagli’ di ciminiere e grandi vetrate o da piccoli ‘tagli’ di finestre ‘nuvolose’, i ritmi di piani e vuoti, le percezioni visive orizzontali e verticali, l’attenzione bidimensionale allo spazio esterno, daranno ancor più sensazioni di chiusura e costrizione se a loro volta chiuse e costrette affiancate ossessivamente in un ambiente ristretto. Violenta percezione di contrapposizione tra esteriorità ed interiorità? Soglia di dialogo tra interno ed esterno? Limite di difesa forse permeabile o soffocante chiusura a qualsiasi trasparenza? Comunque un ulteriore tassello per scoprire o riscoprire l’Artista, il Curatore e Calice Ligure, dove non c’è il mare”.


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