Albenga: intervista esclusiva a tutto campo a Roberto Schneck

di Francesco Canobbio – Roberto Schneck, 44 anni, Architetto, figura studiorossello-schneck 2014 02centrale della politica locale e provinciale, un passato nel PSI poi, da 19 anni, in Forza Italia. Il mese scorso ha deciso di dimettersi dall’incarico di assessore provinciale e dal partito guidato da Berlusconi determinando un vero e proprio shock nel centrodestra ligure.


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D: In pochi anni, il panorama politico-istituzionale è mutato radicalmente (Renzi, Grillo, la fine dell’era Berlusconi); cosa pensa significhi fare politica oggi?

R: Ho cominciato a fare politica nel 1995, a Roma, nella direzione nazionale del movimento giovanile Socialista, anni in cui i partiti facevano ancora il proprio mestiere compreso fare scuola e formazione ai giovani, e da lì non ho più smesso.

In questi ultimi anni mi sono concentrato esclusivamente nell’imparare ad amministrare attraverso deleghe importanti, come quella dei lavori pubblici, nel mio Comune e poi in Provincia.

Fare Politica significa essere capaci di risolvere i problemi delle persone. E questo oggi vale ancora di più. In questo periodo di vera attività amministrativa per la gente, ho avuto modo di riflettere profondamente e ho probabilmente ritrovato la mia identità di valori e ideali che sono quelli socialdemocratici e liberali.

Da troppo tempo soffrivo un modo di far politica fortemente influenzato dalle decisioni prese dai vertici e mai condivise con la gente, sistema dal quale da anni ho preso le distanze rifiutando qualunque incarico di partito. Ecco spiegate le mie dimissioni dal partito Forza Italia.

D: Il centro destra si sta, forse, avviando verso un futuro partito della Nazione; visto il suo percorso politico, prima nei giovani Socialisti poi in Forza Italia, si sente più vicino a questo progetto oppure al PD, che rappresenta a livello Europeo, il PSE?

R: Il mio futuro lo vedo da indipendente. Se proprio vogliamo parlare di simboli legati alle passate ideologie, oggi completamente scoloriti, penso che il Centrodestra di oggi è destinato a rifondarsi in maniera radicale. Il centrosinistra, invece, ha appena iniziato un processo di trasformazione ma non ha ancora raggiunto una sua identità chiara. Io sto lì ad osservare: vedremo quale sarà il progetto nel quale mi possa riconoscere meglio.

La mancanza di identità ideologica, sia a destra che a sinistra, ha premiato inevitabilmente le leadership personali: a livello nazionale con Berlusconi e oggi Renzi, a livello locale con le figure dei sindaci carismatici.

Nelle ultime amministrative, ad esempio, è caduto il mito delle “roccaforti” politiche: in ogni comune ha vinto la persona con la sua storia e i suoi valori e ideali e con la propria capacità di comunicare e dare speranza. Fenomeno che comprova questa analisi è il successo in termini percentuali delle liste civiche indipendenti.

D: Come commenta il risultato della coalizione di centrodestra alle ultime elezioni amministrative di Albenga?

R: Avevo detto che, per come si presentava il centrodestra, sarebbe stata una “caporetto”, e sinceramente non ci voleva uno scienziato per capirlo. Il dato interessante è la differenza di voti tra Forza Italia del 2010, quando fui il primo degli eletti, e Forza Italia del 2014 in cui non mi sono minimamente impegnato: il partito, localmente, è passato dal 31,5% al 12% di oggi, quasi venti punti percentuali di differenza.

Dato che l’affluenza al voto è rimasta pressoché la stessa, ritengo che quel 20%, di persone, i moderati veri, abbiano scelto non di votare PD ma le liste indipendenti legate al sindaco vincente.

D: Come vede il suo futuro politico? Già ai tempi delle primarie per la segreteria regionale del PD si è vociferato di un suo avvicinamento alla candidata Paita: è verosimile una sua discesa in campo con una lista civica indipendente in appoggio alla candidata Democratica?

R: Il mio mestiere è quello dell’architetto e poi ho anche una grande passione ed esperienza politica e la voglio interpretare da indipendente. L’indipendenza oggi, in politica, significa aver la possibilità di poter analizzare le persone e i progetti migliori a 360 gradi e senza limitazioni mentali che oggi non sono neppure più di moda. In base a questi elementi deciderò se impegnarmi in prima persona mettendoci la faccia, come ho sempre fatto.

Albenga per troppi anni ha subito delle decisioni importanti prese da altri, probabilmente perché è mancata una figura che avesse il coraggio, le competenze e le capacità di imporsi in Regione.

Per la mia vita non è prioritario fare Politica e credo che oggi un Politico ottenga consenso dalla gente solo se è utile, solo se serve. Per questa ragione sto osservando le dinamiche regionali al fine di verificare le condizioni che consentano ad Albenga di avere un rappresentante che possa realmente servire. Se riterrò che queste condizioni non si realizzino non sarà per me un problema restare fuori e continuare a fare il mio mestiere di architetto.

Visto che me lo chiede, sul caso specifico riguardante Raffaella Paita, giovane donna di quarant’anni, Renziana D.O.C. e, certamente, non comunista, non nascondo che in questi ultimi due anni e mezzo di attività in provincia mi sono rapportato in maniera molto efficace e produttiva con l’assessore regionale mio omologo, che era appunto lei. Soprattutto nei momenti più difficili e drammatici: frane, smottamenti, alluvioni, ecc…

Raffaella Paita potrebbe rappresentare sia in termini anagrafici che in termini di identità e carattere il mio modo di interpretare “il servizio per la gente e per il territorio”. Capiamoci bene però, questo non significa che io vada nel PD, fatto che ho già più volte escluso.

Il mio impegno in prima persona per Raffaella Paita o per una persona simile potrebbe esserci solo nel caso in cui mi convincessi che, per Albenga e la nostra provincia, questo sia un bene e cioè si creino le condizioni per dare risposte fattibili riguardo alla sanità, all’agricoltura, al commercio, al sociale, a un buon ritorno ed utilizzo dei fondi Europei, al turismo, compreso il tema del porticciolo turistico. In due parole: efficenza e lavoro.

D: Pensa che molte persone ex F.I. la possano seguire in questo suo eventuale nuovo percorso politico?

R: Albenga mi conosce bene: mi ha cresciuto, ha smussato i miei angoli più spigolosi, ha saputo sgridarmi, perdonarmi e dirmi bravo quando l’ho meritato perchè ha sempre riscontrato che sono una persona onesta, umile, presente, capace di ascoltare e di fare autocritica e migliorarsi. Per questo, ogni volta che mi sono presentato nelle varie elezioni, la gente mi ha sempre premiato e voluto bene. Pertanto penso che gli Albenganesi con fiducia mi continuerebbero a sostenere perchè certi che io lavoro per loro.

D: Cosa pensa del nuovo sindaco Cangiano?

R: Di sicuro oggi abbiamo una persona istruita, ben educata, buona d’animo, umile e non presuntuosa e questa è, usando un’espressione popolare, “tanta roba”. Nel merito, penso che gli si debba dare un po’ di tempo per imparare a conoscere la complessa macchina amministrativa, poi valuterò senza sconti e, se ritenuto utile, dando anche consigli competenti.

D: Quindi nessun elemento negativo su Cangiano sindaco?

R: Beh, non esageriamo; per esempio ritengo un errore ritornare a parlare di depuratore a Villanova d’Albenga o in un’altra sede. Ormai i tempi e le risorse disponibili obbligano urgentemente senza se e senza ma l’allaccio all’impianto di Borghetto Santo Spirito. Giorgio non si deve far condizionare da alcuni “vecchi” della sua squadra ma deve ragionare con la sua testa come ha dimostrato di saper fare con la scelta della composizione della Giunta comunale. Si veda solo l’esempio del vice sindaco indipendente e non del PD.

D: Visto che abbiamo toccato il tema Depuratore le faccio una domanda sulla gestione del servizio idrico: acqua pubblica o privata ad ogni costo?

R: Di sicuro nel bene e nel male, io non sono mai stato una persona che segue le emozioni quindi, se avessi i soldi necessari, quasi 10 milioni di Euro, per liquidare i crediti consolidati al gestore attuale potrei pensare più liberamente. Quello che mi sento di consigliare è di dare un incarico ad un Avvocato Costituzionalista esperto in materia, possibilmente non ligure, chiedendogli di redigere un parere “pro-veritate”, inviandogli tutta la documentazione necessaria relativa a questa complessa vicenda, al fine di capire come regolare, nell’assoluto interesse pubblico, il bene più prezioso che abbiamo cioè l’acqua.

D: Quali sono stati i risultati ottenuti dal suo incarico in provincia?

R: Invito, chi lo ritiene, ad andare sulle “informazioni” della mia pagina Facebook, per vedere nel dettaglio tutto quello che ho fatto in materia di scuole, strade e lavori pubblici nella nostra provincia nonché quanto ho fatto da vice sindaco e assessore del comune di Albenga.

In termini numerici, riferiti solo all’esperienza provinciale, posso dire con certezza che in due anni e mezzo sono stati realizzati interventi per oltre 30 milioni di Euro di lavori pubblici, questo dato non ha precedenti equiparabili nella storia della provincia di Savona.

In termini di crescita personale devo dire che questo incarico mi ha dato modo di migliorare molto le mie capacità di amministratore pubblico e di aver consolidato molte importanti ed utili relazioni con tutte le istituzioni del Paese ed Europee: una grande scuola di amministrazione pubblica che tornerà molto utile in futuro.

D: Cosa succederà alle istituzioni della Provincia di Savona con la nuova riforma “Del Rio”?

R: La nuova legislazione sulle provincie vede la fine del mandato elettorale il 23 Giugno prossimo, quindi “domani”! Il Consiglio Provinciale si scioglie ed il Presidente e la Giunta si trasformano in Commissari. Pare che questo periodo transitorio durerà fino a Dicembre, durante questo periodo si insedieranno i nuovi 10 consiglieri provinciali, nominati dall’assemblea dei sindaci (stile comunità montana), che a fine Dicembre eleggeranno il nuovo presidente della provincia.

D: Trasparenza e legalità, i vari episodi di cronaca stanno facendo emergere un quadro sconcertante, come intervenire a livello locale?

R: Condivido la proposta di Renzi di dare il DASPO ai politici e agli imprenditori corrotti, condannati con sentenza definitiva ma allontanati subito dai partiti quando emergono fatti criminosi indiscutibili ed assolutamente evidenti.

Io credo anche però che in Italia il sistema di affidamento dei lavori pubblici, sia di piccola e grande dimensione, non funzioni. Bisognerebbe applicare dei sistemi che assicurino scelte trasparenti e al tempo stesso tutelino le imprese del territorio. Non è possibile che tanti lavori pubblici, anche piccoli come quelli delle manutenzioni, vengano affidati ad imprese di altre regioni determinando così il fallimento o, nella migliore delle ipotesi, la crisi delle nostre imprese, provocando una schiera dei nostri figli in cassa integrazione o senza lavoro, bloccando i consumi sui nostri territori nel momento più drammatico di questa lunghissima crisi.

Per chi non lo sapesse è utile ricordare che il politico/amministratore, per legge, indica le priorità degli interventi, trova le coperture finanziarie e si ferma lì. La scelta del tipo di procedura d’appalto e la gestione dell’affidamento dei lavori sono di esclusiva competenza dei vari Dirigenti della pubblica amministrazione che spesso non risiedono nemmeno nel comune dove lavorano. Però chi deve rispondere alla gente poi siamo noi. Capisce che così non va.