Confartigianato fotografa l’edilizia ligure

Il recupero nell’edilizia ligure stenta a intravedersi: secondo l’Ufficio studi figoli paolodi Confartigianato su dati Istat, il comparto artigiano ligure (che conta circa 17.600 unità e un’incidenza del 72,3% sull’intero settore, pari a circa 24.400 imprese) è calato del 5,2% tra 2013 e 2012 (966 imprese in meno). Una delle tre flessioni più marcate d’Italia, insieme a Sicilia (-5,3%) e Abruzzo (-5,5%), superiore di oltre un punto percentuale alla media del Nord Ovest (-4%) e di quella nazionale (-3,9%).


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A soffrire maggiormente è la provincia di Imperia, all’ultimo posto in Italia per variazione dell’artigianato edile (che incide per l’81,3% sul totale): qui si contano circa 3 mila imprese, diminuite del 17,6% rispetto al 2012 (quasi 700 in meno). Seguono La Spezia, con circa 1.900 realtà, diminuite del -4,7% (90 chiuse), e Savona che conta 3.900 imprese artigiane, il 3,4% in meno rispetto al 2012, quando erano circa 4.100. Tiene meglio Genova, dove il calo è stato dello 0,9%: 70 in meno sulle attuali 8.700 imprese artigiane edili.

«La cronica mancanza di lavoro – spiega Paolo Figoli, presidente di Confartigianato Costruzioni Liguria – comporta un pesante aumento della concorrenza tra imprese e ribassi insostenibili nelle gare, negli appalti sia pubblici sia privati. A tutto ciò si aggiunge una burocrazia vorace e pesantissima che di certo non aiuta le imprese. Consideriamo prioritaria la canalizzazione delle risorse a disposizione nella ristrutturazione del patrimonio pubblico e privato esistente: un primo passo verso il rilancio del settore, che non solo porterebbe lavoro alle imprese, ma consentirebbe anche di mettere a norma numerosi edifici obsoleti che necessitano urgentemente di manutenzione e ristrutturazione, in primis le scuole».

In Liguria il comparto è costituito, per la maggior parte, da imprese individuali, a oggi oltre 19.600: con un’incidenza dell’88,3% sul totale, la nostra regione è al primo posto in Italia, seguita da Piemonte (87,3%), Sicilia (86,3%) e Molise (85,8%). Solo l’8,9% sono società di persone e il 2,5% società di capitali. Quasi nulle le altre forme giuridiche nella nostra regione. Nel dettaglio, sono oltre 9.700 le imprese individuali a Genova (88,2% del totale), 4.300 a Savona (88,7%), 3.400 a Imperia (quinta provincia in Italia con un’incidenza dell’89,7%) e circa 2 mila alla Spezia (85,9%).

Quello delle costruzioni è un settore che registra un’alta presenza di stranieri: 5.550 titolari di imprese individuali in Liguria sono extracomunitari. Rappresentano il 7,5% del totale (la sesta maggiore incidenza d’Italia) e provengono per la maggior parte da Albania (2.600), Ecuador (600), Marocco (590), Turchia (520) e Tunisia (445). Per loro la crisi occupazionale si è fatta sentire più intensamente: nell’ultimo anno sono diminuiti di oltre 7 punti percentuali (-8,9% per i dipendenti e -2,5% per gli indipendenti stranieri).

Una crisi che non coinvolge solo il calo della domanda nelle costruzioni: a ciò si è affiancata anche una dinamica negativa del credito erogato nel settore. Distribuzione fortemente polarizzata in cinque regioni, dove si concentrano i due terzi del totale: si tratta di Lombardia (che incide per il 25,3%, con quasi 33 miliardi di euro erogati in un anno), Lazio (13,5%, 17,5 miliardi), Emilia Romagna (11,6%, 15 miliardi), Veneto (9,5%, quasi 12,4 miliardi) e Toscana (6,5%, 8,4 miliardi). In Liguria lo stock (diminuito di oltre il 7% in un anno) ha di poco superato i 3 miliardi di euro: un’incidenza del 2,3%, l’undicesima in Italia. La maggior parte si sono concentrati nel capoluogo (circa 1,5 miliardi), seguito da Savona (800 milioni), La Spezia (377) e Imperia (313).

«Ciò che è ancora più preoccupante – aggiunge Figoli – è il fatto che le richieste di credito per incrementare o ampliare l’attività edile sono ormai pochissime: la maggior parte di finanziamenti sono chiesti per diluire i pagamenti, allungare i termini delle scadenze, e rinegoziare i mutui. Uno spiraglio di fiducia arriva dalla nuova legge sull’emergenza casa, che, tra le varie misure, prevede anche un piano di recupero per l’edilizia residenziale pubblica».