NOTE A MARGINE – Fazioso! No, fazioso tu! Democrazia, pluralismo dei media locali e manipolazione dell’opinione pubblica

di Fabrizio Pinna – “Non possiamo in alcun modo impedire che libertà urna voto mano scheda generica x00di pensiero e di espressione diventino libertà di propagare il falso; ma abbiamo il diritto, e anche il dovere, di pensarne male”; “Il punto pregiudiziale è, s’intende, che le elezioni debbono essere libere. Sì, certo; ma anche le opinioni devono essere libere, e cioè liberamente formate. Elezioni libere con opinioni imposte (illibere) non portano a nulla. Un popolo sovrano che non ha nulla di suo da dire, senza opinioni proprie, è un sovrano vuoto, un re di coppe. E dunque tutto l’edificio della democrazia poggia, in ultima analisi, sull’opinione pubblica; e su una opinione che sia davvero ‘del’ pubblico, che in qualche modo nasca dal seno dei pubblici che la esprimono” (Sartori).


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Sommersi come siamo, chi in un modo chi in un altro, dall’incessante chiacchiericcio amplificato dal rumoroso vortice delle dichiarazioni ammiccanti che circolano in campagna elettorale, si fa fatica a trovare il tempo per fermarsi a riflettere davvero. Leggevo oggi sul Corsara il commento a un articolo di cronaca sulle amministrative ingaune da parte di un lettore: “[…] va bene che come giornale siete di parte e schierati ma un poco di ritegno ci vuole”.

Il lettore forse non si è mai veramente chiesto il perché possa liberamente scrivere e veder pubblicate su questo giornale le sue opinioni, o leggere altre notizie che lo entusiasmano di più. Ma è cosa comune e poco importa. Un discorso critico serio sulle virtù e i limiti del giornalismo locale che le testate online offrono – non dimentichiamolo mai, a tutti ugualmente ad accesso gratuito – sarebbe molto lungo e complesso. E su alcuni retroscena molto meschini, semplicemente si preferisce sempre stendere un velo di “pietas”.

Per me e il Corsara, rimangono invece sempre vive le parole dell’amico e compianto Romano Strizioli, il quale almeno sapeva – anche per sua lunga e tenace esperienza diretta – di cosa stava parlando: “sul web locale ci dovrebbe essere anche spazio per gli interessi generali e non solo la continua rimasticatura di quel chewing gum già masticato, ovvero l’incessante carosello dei comunicati stampa. Un sito giornalistico non dovrebbe pubblicare solo comunicati. Sì, lo so benissimo che altre scelte presuppongono lavoro e quindi risorse finanziarie che non ci sono. Ma, d’altra parte, chi costringe qualcuno a tenere aperto a tutti i costi un sito?” (vedi Archivi Corsara, 21-5-2010). Lo diceva “punzecchiandomi” per un mio articolo su Sanguineti, ma valeva e vale – ne discutemmo naturalmente a voce – anche per il resto, cronache locali comprese.

Ad ogni modo, banale luogo comune o meno, le parole del lettore mi hanno invece fatto tornare in mente alcune considerazioni di Giovanni Sartori sulla democrazia e i media dettate vent’anni fa (1993): “I processi informativi vengono messi sotto accusa per tre rispetti: i) insufficienza quantitativa; ii) tendenziosità; iii) povertà qualitativa. La prima accusa può essere rovesciata: semmai siamo inondati, quantitativamente, da troppa informazione. La seconda accusa – tendenziosità e parzialità – è fondata, ma siccome proviene, di solito, da chi è più tendenzioso e irrispettoso della verità di tutti, il cattivo pulpito aggrava il male. E a questo effetto la difesa resta affidata al policentrismo, a un pluralismo dei media nel quale messaggio controbatte a messaggio e una tendenziosità viene neutralizzata dalla tendenziosità contraria. La terza accusa – la povertà qualitativa dell’informazione – è la più seria; e il peggio è che la televisione la sta aggravando”.

Lo diceva, certo, riferendosi all’ambito nazionale: vale oggi forse anche in scala “minima”, per la provincia savonese? Meriterebbe la pena rifletterci e discuterne. Ma provo ad andare oltre: quanti lettori sono veramente consapevoli delle manipolazioni dell'”opinione pubblica” che laboriosi uffici stampa riescono a creare sfruttando i “limiti” dei media locali? Non avrà forse ragione Robert A. Dahl (1988) – inseguendo l’ideale di una “opinione pubblica illuminata” – a dire che “i cittadini devono poter accedere a fonti di informazione alternative che non siano sottoposte al controllo del governo o gestite da qualche lobby”? “Come fanno i cittadini a partecipare effettivamente alla vita politica, se le informazioni di cui dispongono provengono dalla stessa fonte, per esempio una fonte governativa, oppure da un singolo partito, fazione, gruppo d’interesse?”. Ottime domande, che ritengo ognuno dovrebbe ogni volta porsi.

Ma c’è ancora una cosa che in realtà in questi giorni mi ha davvero colpito larubricadieffenoteamargine2e dispiace nessuno invece abbia commentato sul Corsara; una dichiarazione pubblicata sabato e rilasciata da uno dei sei candidati sindaco ingauni, Pier Giorgio Giraldi (vedi Corsara3-5-2014): “provo rammarico per alcune persone che avendo un’attività, avrebbero voluto entrare in lista, ma non se la sono sentita, pensando a conseguenze in caso di sconfitta di ViviAlbenga”; “quando un cittadino rinuncia a candidarsi per paura, è sempre una sconfitta e vuol dire che la democrazia è a responsabilità limitata”.

Che ad Albenga – come altrove, del resto – esistano flussi corposi di voti puramente clientelari è una realtà che nessuno può negare e beato ingenuo chi non se ne rende conto o finge di credere alle sirene di turno, ovunque provengano. Ma qui, davvero, si va oltre…

* Note a margine di Effe: la rubrica Corsara di Fabrizio Pinna

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