Ecosistema Rischio in Liguria: nel dossier di Legambiente la mappa del rischio idrogeologico

Bordighera, Rapallo, Santa Margherita Ligure, ma anche Chiavari, Loano, Andora rimozione treno 24-2-2014Campomorone e, ultimo in classifica, Molini di Triora. Sono i comuni che secondo il dossier Ecosistema Rischio 2013 di Legambiente e Dipartimento di Protezione Civile, non raggiungono la sufficienza nella gestione e nella prevenzione del rischio idrogeologico.

A differenza di Sanremo, Maissana, Sestri Levante, Varazze e Montoggio che risultano essere, secondo la ricerca, tra le amministrazioni più virtuose. I dati sono riportati nel dossier presentato questa mattina a La Spezia dal titolo “La Fragilità della Liguria” da Santo Grammatico e Stefano Sarti, rispettivamente presidente e vicepresidente di Legambiente Liguria.

Secondo la ricerca, la Liguria emerge come una regione vulnerabile, fragile ed esposta al rischio idrogeologico: in 39 amministrazioni comunali liguri su 41 intervistate (il 95%), infatti, sono presenti abitazioni in aree soggette a pericolo di frane e di alluvioni; nel 54% dei casi in tali aree sono presenti interi quartieri e in due comuni su tre insediamenti e fabbricati industriali. Nel 36% dei comuni campione dell’indagine di Legambiente sono state edificate in aree a rischio strutture sensibili, come scuole e o ospedali, e nel 46% dei casi strutture commerciali o strutture ricettive turistiche. Solo in due comuni si sono avviati interventi di delocalizzazione e gli interventi di rimboschimento o rinaturalizzazione dei corsi d’acqua sono ancora una piccola parte di quelli avviati nei programmi di prevenzione del rischio idrogeologico.

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Una situazione che troppe volte occupa le pagine della cronaca: il 16 gennaio deraglia l’intercity Milano Ventimiglia tra Cervo e Andora per una frana sulla ferrovia che solo per pochi secondi non ha coinvolto direttamente il convoglio evitando così una tragedia. Dopo pochi giorni la zona orientale della provincia di Genova viene colpita da più di 350 mm di pioggia in 4 giorni, causando ancora una vittima. Il 27 febbraio una frana a Chiavari comporta l’evacuazione di 6 famiglie nel comune di Avegno (GE). A marzo si verificano diverse frane sulla provinciale 49 nel comune di Borzonasca (GE).

“L’elenco degli smottamenti e delle frane” sottolinea Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria, “si allunga di giorno in giorno e interessa ogni angolo della nostra regione mettendo a rischio, oltre che la popolazione locale anche le infrastrutture esistenti. Per questo è necessario investire e riorientare i finanziamenti per la loro manutenzione e rendere meno fragile il territorio. Solo così sarà possibile uscire dalla continua emergenza”.

Nelle politiche di prevenzione però serve una vera e propria inversione di tendenza. Sono infatti ancora una piccola parte quelli che prevedono la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, o piani di rimboschimento dei versanti, mentre si continuano a preferire interventi strutturali di messa in sicurezza, spesso con scarsa efficacia e un grande dispendio di risorse economiche.

Non si può inoltre trascurare in Liguria, in termini di aggressione al territorio, il tema della cementificazione illegale, dell’abusivismo edilizio e delle innumerevoli richieste di condoni che ancora oggi continuano ad arrivare alle amministrazioni. Per numero di infrazioni accertate dalle Forze dell’ordine, la Liguria è al nono posto nella classifica del cemento illegale stilata da Legambiente per Ecomafia 2013.

“La fragilità del territorio ligure nasce dalla conformazione naturale di un territorio stretto tra le montagne e il mare, con una stretta fascia costiera, che negli anni è stata occupata dal cemento e dal fortissimo sviluppo urbano” Giorgio Zampetti, responsabile scientifico e membro della segreteria nazionale di Legambiente. “Un altro fattore, però, da cui non si può prescindere è quello della legalità, in questo caso riferita alla, cementificazione illegale di aree e strutture che sfuggono al controllo e alla pianificazione urbanistica, alle regole e ai vincoli che un’accurata gestione del territorio dovrebbe prevedere, da cui purtroppo la Liguria non è esonerata, anzi. Ripristinare la legalità ponendo fine a questo fenomeno vuol dire tutelare il territorio, restituirgli la bellezza che si merita e ridare dignità a tutte quelle imprese e quei lavoratori onesti che in Liguria operano”.

Cementificazione, poca prevenzione, alto rischio idrogeologico. La Liguria esce come una regione a luci ed ombre, con Amministrazioni comunali che sviluppano politiche adeguate ed altre che sembrano non affrontare la situazione in modo efficace. Quattro casi studio (il bacino del Bisagno e lo scolmatore; il caso del Magra; la valle Argentina e la val Nervia; la colmata alla foce dell’Entella) concludono il viaggio tra i territori a rischio e le loro comunità vulnerabili.