Carlo Mazzacurati, il regista sensibile

di Alfredo Sgarlato – Sono rimasto molto colpito dalla notizia della morte del regista Carlo Mazzacurati. Non l’ho mai conosciuto personalmente ma le nostre strade di innamorati del Cinema si sono spesso incontrate. Era tra gli animatori di Cinema Uno, il cineclub, dell’Università di Padova, città dove era nato il 3 marzo 1956 e dove io ho studiato. Quando io sono arrivato a Padova lui era già partito per Roma, per diventare regista, il Cineclub era fiorente e avventuroso, ogni anno una sala più piccola, più malandata e più in periferia, ma lì si formò il mio gusto cinematografico.

Nel 1987 ebbe molto successo il suo primo film, “Notte italiana”, che fu salutato come il primo passo di una rinascita del cinema italiano, che negli anni ’80 aveva davvero toccato il fondo. Fu un caso quasi isolato, anche negli anni ’90 il cinema nostrano ebbe pochi picchi di qualità. Fra questi i film di Mazzacurati, sempre in equilibrio tra dramma e commedia, profondi nel descrivere il reale senza rinunciare alla trama, appuntamenti imperdibili ai Giovedì dell’Ambra.

Mazzacurati era un bravissimo direttore di attori, nei suoi film, cosa che non sempre succede, anche i personaggi minori sono sempre scritti e interpretati perfettamente, anche da interpreti inaspettabili (nel cast de “La Passione” avrebbe voluto Piero Pelù, ma non si concretizzò). Seppe cogliere il talento drammatico in attori comici: soprattutto Antonio Albanese in “Vesna va veloce”, poi Marco Messeri in “Notte italiana”, Roberto Citran in “Il prete bello”, Silvio Orlando in “Un’altra vita”. Per “Il toro” ebbe un meritato Leone d’Argento al Festival di Venezia.

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Dopo un paio di film sottotono ma non brutti era tornato ai suoi livelli migliore con “La Passione”, film esilarante eppure profondo e commovente, come solo un regista colto e sensibile sa fare. Premiato alla carriera al Festival di Torino, non si sapeva della sua malattia. Ha potuto girare ancora un film, “La sedia della felicità”, una commedia con la deliziosa Isabella Ragonese.

Benché fosse un uomo molto timido si è cimentato come attore: è il critico che Nanni Moretti in “Caro Diario” tortura leggendogli le sue recensioni e il cameriere ne “Il caimano”, ruoli minimi dove pure riusciva mostrare la sua autoironia e il forte senso dell’umorismo. Nel suo caso si può parlare di grande sottovalutato non a sproposito.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato