Biennale Liguria, Albenga: a Palazzo Oddo “Arte 2014. Dal 900 al contemporaneo”

Tappa ad Albenga per la prima edizione della Biennale della Liguria 2014, (foto)curata dalla rivista internazionale “Italia Arte” editata e diretta da Guido Folco, unitamente al Museo MIIT (Museo Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea) di Torino, alla Galleria Folco, a curatori indipendenti facenti parte del gruppo di lavoro del Museo, galleristi, critici e storici dell’arte, esperti di finanza internazionale e collaboratori di case d’asta. Al gruppo di autori contemporanei è affiancata una sezione dedicata ai grandi Maestri italiani e stranieri del Novecento. L’obiettivo fondamentale della mostra è “quello di effettuare una selezione accurata e di fornire una visibilità internazionale a tutti gli artisti partecipanti presso Musei, Fondazioni, Gallerie, Accademie, Istituti di Cultura, Consolati e Ambasciate italiane nel mondo con cui Italia Arte collabora da tempo”.

L’inaugurazione è prevista per sabato 18 gennaio alle ore 17 presso le sale di Palazzo Oddo (visitabile sino al 26 gennaio).

La mostra “Arte 2014. Dal 900 al contemporaneo” prevede un percorso storico, con la presenza di alcune opere artistiche del Novecento, caratteristiche dell’epoca e delle correnti del tempo. Nel confronto fra arte del Novecento e arte contemporanea italiana si può cogliere uno spirito comune peculiare della nostra cultura, un senso condiviso estetizzante, che nell’armonia delle forme, nell’essenzialità delle linee, nella sintesi espressiva, come nell’esuberanza cromatica testimonia secoli di mestiere e ricerca del bello. Un concetto mutevole nel corso dei secoli, ma sempre coerente con la sensibilità innata degli artefici del nostro Paese e dei nostri territori. È proprio da queste diversità, dalle differenti caratteristiche storiche e socioculturali che hanno plasmato l’Italia, che sono nate in passato, e continuano a crescere, immortali espressioni e testimonianze della realtà e dell’Uomo, inteso come universo da esplorare, raffigurare, conoscere.

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Tra gli autori scelti come ‘portavoce’ delle loro varie epoche e delle correnti che hanno caratterizzato il secolo scorso, Luigi Spazzapan (Gradisca d’Isonzo 1889-Torino 1958) di cui si presenta un “Bosco” del ‘35 della Collezione Nando D., dall’intensa e dinamica pennellata degna del migliore Cézanne e rappresentativa di un naturalismo italiano eccellente e uno dei suoi “Cavalieri” della Collezione G. Canale. Esponente di spicco della Secessione Romana, Virgilio Guidi (Roma 1891-Venezia 1984) raggiunge il successo alle Biennali veneziane del 1922, del ‘24 e poi, successivamente, del ‘28, del ‘29, del ‘35, fino ad avere per anni una sala personale nell’ambito della rassegna lagunare (edizioni in particolare degli anni a cavallo tra il 1940 e il 1950), a cui fa seguito la partecipazione alla prima mostra di “Novecento italiano” del ‘26 e allla Quadriennale di Roma. La sua è una pittura sospesa tra rimembranze antiche, in particolare lo studio su Piero della Francesca e moderna ricerca sulla forma e sulla luce, che declina in senso metafisico e impalpabile, in particolar modo nelle sue “Venezie” sospese tra mare e cielo.

Di Raffaele De Grada (Milano 1885-1957) si presenta un tipico disegno degli anni Venti, un casolare toscano che testimonia il lungo e artisticamente proficuo legame dell’artista con quella terra, fin dagli anni successivi alla sua venuta in Italia, dopo una giovinezza trascorsa in Svizzera, di cui ci restano alcuni splendidi esempi di paesaggi alpini. La “Bagnante” di Francesco Messina (Linguaglossa 1900-Milano 1995) recupera la forma scultorea classica tipica dell’autore, ospitato dalla Biennale veneziana ripetutamente tra il ‘22 e il 29, esponente di primo piano di “Novecento italiano” e in seguito direttore di Brera. Del Gruppo dei Sei di Torino (Levi, Chessa, Menzio, Boswell, Paulucci, Galante) è presentata un’opera storica di Enrico Paulucci (Genova 1901-Torino 1999), massimo esponente della compagine idealmente e concettualmente formatasi intorno alle idee di Lionello Venturi, presente con una personale alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966 e alla Quadriennale romana, nonché direttore dell’Accademia Albertina di Torino dal ‘55. Una pittura, quella dei “Sei”, che segna il ritorno a un naturalismo antiaccademico, pulsante di colore, dalla pennellata rapida e intrisa di pigmento, libera come il pensiero che volevano affermare.

Splendido anche il lavoro di Ernesto Treccani (Milano 1920-2009), fondatore di “Corrente”, esponente del Realismo, storico protagonista del cambiamento culturale e artistico italiano e internazionale. La sua “Figura” racconta tutta l’energia dell’epoca, condivisa con i compagni di viaggio Birolli, Guttuso, Migneco, Sassu, Cassinari, Morlotti, autori impegnati in una sperimentazione nuova sul colore e sulla forma. Presente alla I Quadriennale di Roma del 1931, di Renato Guttuso (Bagheria 1911-Roma 1987) si può ammirare in mostra una Prova d’Autore litografica degli anni Sessanta, tipica del suo Realismo anticonformista, vibrante di colore e passione, dal taglio compositivo modernissimo e coraggioso. Esponente di spicco del Realismo italiano, Orfeo Tamburi (Jesi 1901-Parigi 1994) partecipa nel 1939 alla III Quadriennale di Roma e, insieme a Guttuso, Guzzi, Montanarini, Ziveri, Fazzini, espone nel gennaio 1940 alla Galleria di Roma, mentre l’anno successivo è alla Biennale di Venezia. Si presenta in mostra un tipico “Viadotto” degli anni Sessanta, dal tocco fresco e immediato, quasi a sfumare dalla visione del vero a una visionaria interpretazione della realtà.

Ennio Morlotti (Lecco 1910-Milano 1992) entra a far parte del gruppo “Corrente” nel 1939, divenendone ben presto uno dei più accesi protagonisti, per poi aderire al Fronte Nuovo delle Arti nel ‘47 e, successivamente, al Gruppo degli Otto composto da Afro Basaldella, Renato Birolli, Antonio Corpora, Mattia Moreni, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato, Emilio Vedova, guidati da Lionello Venturi. La Biennale di Venezia ospita numerose volte le sue opere, nel 1948, ‘50, ‘52 assieme al Gruppo degli Otto, nel 1954 con una sala presentata da Giovanni Testori (distruggendo le opere esposte subito dopo), nel 1962 vincendo il premio (ex equo con Capogrossi) riservato ad un artista italiano, nel 1964 all’interno della sezione “Arte d’oggi nei musei”, nel 1972 con una sala personale, nel 1988 con un’altra personale nel padiglione dedicato all’Italia e nella sezione dedicata alla rassegna “Il Fronte nuovo delle Arti alla Biennale del 1948″. Nel 1986 e nel 1992 viene invitato alla Quadriennale di Roma. Sergio Saroni (Torino 1934-1991) è tra i maggiori rappresentanti di quegli autori che Arcangeli, Valsecchi e Carluccio fanno rientrare nel cosiddetto “Informale naturalistico”, genere affermatosi negli anni Cinquanta in area padana. Presente alle Biennali nel ’56, ’58 e ’62 Saroni entra a par parte della Nuova Figurazione, corrente che a Torino, Milano e Roma anticipa i neoastrattisti degli anni Sessanta. In mostra una “Natura morta” tipica del suo istinto pittorico fremente di cromatismi essenziali e atmosfere metafisiche.

Di Piero Ruggeri (Torino 1930-Avigliana 2009), uno dei massimi esponenti dell’Informale italiano e internazionale, si presentano due tipici “Napoleone” degli anni Settanta, dalla gestualità rapida e sintetica, propria del maestro piemontese. Invitato alla Biennale veneziana del ‘56, subito dopo il diploma all’Accademia Albertina di Torino, Ruggeri interpreta il rinnovamento attraverso un particolarissimo e contrastato utilizzo del colore, veemente e lieve al contempo, che nell’armonia potente del segno espressivo esprime poetica e ritmica musicalità. Meravigliosa l’opera di Roberto Crippa (Monza 1921-Bresso 1972, Collez. Nando D.), tipico esempio dei suoi collages con inserti di corteccia, del 1962. Firmatario, nel 1950, del terzo manifesto dello Spazialismo, si lega d’amicizia con Lucio Fontana, Gian Carozzi, Giorgio Kaisserlian, Beniamino Joppolo, Milena Milani, Sergio Dangelo, Carlo Cardazzo, Cesare Peverelli. La sua è un’arte che travalica le convenzioni, perennemente alla ricerca di innovazioni estetiche e materiche, sperimentale nell’utilizzo di elementi naturali applicati sul supporto, come corteccia di sughero, plastiche, amianto, carta da giornale o velina, che rendono i lavori di Crippa simboliche e totemiche presenze avanguardiste. Diplomatosi in arte nel 1947/1948 all’Accademia di Brera, partecipa l’anno successivo alla Biennale di Venezia (sarà di nuovo invitato nel ‘50, ‘54 e ‘56) e alla Triennale di Milano.

A rappresentare l’Arte Povera, ultimo movimento italiano dal respiro internazionale, un bellissimo “Tappeto Natura” di Piero Gilardi (Torino 1942) degli anni Settanta, rappresentante un “Greto torrentizio”. Collezionato dai principali musei di tutto il mondo, compreso il Moma di New York, Piero Gilardi è stato tra i primi sperimentatori della computer art e dell’arte legata alla tecnologia, realizzando sculture interattive con il pubblico dei visitatori delle sue mostre e opere in movimento. Le tecniche miste degli Analitici Giorgio Griffa (Torino 1936) e Claudio Olivieri (Roma 1934) rappresentano un ulteriore sentimento artistico-culturale cresciuto negli anni Sessanta. Tra le caratteristiche dei lavori di Griffa e Olivieri vi è una ricerca esasperata di fluidità e sospensione del segno, esattezza di procedimento pittorico e ritmo compositivo ineludibile, quasi uno spartito a colori o in bianco e nero della pittura. Claudio Olivieri è uno dei rappresentanti più convinti e coerenti di questa tendenza, volta alla completa rifondazione e ridefinizione dei canoni estetici dell’arte. Tensione spaziale, levità del gesto, sintesi del concetto stesso di espressione sono gli elementi chiave della sua produzione. In mostra anche uno storico dipinto di Emilio Scanavino (Genova 1922-Milano 1986), “Montagna”, del 1980 (Collez. Nando D.). Nel 1950, ‘54 e ‘66 espone alla Biennale di Venezia. Tra il 1973 e il 1974 la Kunsthalle di Darmstadt presenta una sua vasta mostra antologica che, con alcune varianti, passa in seguito a Venezia a Palazzo Grassi e poi a Milano a Palazzo Reale, nel 1974.

Curatori della mostra saranno Guido Folco, Editore e Direttore della rivista internazionale “Italia Arte”, Direttore del Museo MIIT di Torino, Patrizia Valdiserra, Fondazione Oddi, Elisa Bergamino, “Italia Arte”, storici, critici, esperti di finanza internazionale e di case d’asta, galleristi facenti parte del gruppo di lavoro di “Italia Arte” e del Museo MIIT di Torino.